La chiesa parrocchiale di Saint Maurice

La chiesa vanta origini assai remote. E’, infatti, possibile datare all’XI secolo l’abside sui cui muri poggia il massiccio campanile romanico, caratterizzato da tre serie di aperture la prima a bifora, la seconda e la terza a trifora e da motivi decorativi in terracotta ad archetti e denti di sega. La parrocchiale dipese dal priorato di Sainte-Hélène sino al 1573, quando il priorato e, quindi, anche la parrocchia di Sarre furono posti sotto la giurisdizione del vescovo di Aosta. La chiesa attuale fu costruita nel 1643 e consacrata da monsignore Vercellin l’11 luglio 1645. Una nicchia, al di sopra del portone d’entrata, ospita una scultura raffigurante san Maurizio a cavallo. All’interno, sul lato sinistro, è esposta una tela, proveniente dalla cappella di Champé, raffigurante la Vergine e il Bambino, la decapitazione di san Giovanni Battista e i santi Maurizio, Sebastiano e Grato. Subito dopo, l’altare di San Giuseppe in legno dorato dipinto: ai lati della statua raffigurante il Santo, sono poste due tele che ritraggono probabilmente Sant’Agostino e Santa Monica. In fondo alla parete è collocato l’altare della Vergine del Rosario risalente alla fine del XVIII secolo: alle due colonne tortili esterne se ne affiancano altre due formate da angeli-cariatidi; i Misteri del Rosario incorniciano la nicchia centrale. L’altare maggiore, del XVIII secolo, anch’esso in legno dipinto e dorato, presenta un’alzata tripartita da colonne tortili. La pala d’altare, che ritrae San Maurizio con i suoi compagni martiri della legione tebea, è sormontata dalla croce dell’ordine mauriziano, sorretta da angeli e affiancata dalle statue di san Giocondo e di san Grato. Nella parte superiore è scolpita l’Assunzione della Vergine con le statue di Sant’Anna e Santa Margherita; al di sopra, il Cristo risorto e il Padre Eterno benedicente. Degno di nota è il crocifisso ad arco trionfale databile al XV secolo. Sull’altro lato della navata si trova l’altare dedicato a Sant’Antonio, databile tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Troviamo infine l’altare di recente fattura dedicato a Santa Rita e una tela settecentesca raffigurante la Visitazione. Sulla tribuna sovrastante l’ingresso, si trova l’organo risalente forse alla seconda metà dell’Ottocento e ampiamente restaurato nel 1907 da Carlo Pera, organaro operante a Torino (nel 2008 è stato interamente restaurato). Dietro l’abside attuale, si trovano la vecchia sacrestia e l’abside romanica a forma semicircolare. Le pareti sono ricoperte da affreschi del XV secolo che raffigurano, al centro del catino, Cristo con i simboli dei quattro evangelisti; sul lato destro, San Maurizio a cavallo e, nell’angolo superiore sinistro, gli stemmi del vescovo Oger Moriset (1418-1434) e di Guglielmo di Montey, priore di Sainte-Hélène nel 1421; sul risvolto del muro absidale è inoltre visibile l’Ecce Homo. Gli affreschi presentano delle analogie con quelli che decorano la cappella di La Madeleine a Gressan, attribuiti a Giacomino di Ivrea, pittore attivo in varie località della Valle tra il 1425 ed il 1475. Nel 1973, per iniziativa del parroco Amato Chatrian, le finestre della chiesa sono state ornate con vetrate realizzate su disegno del pittore Franco Balan di Aosta.

La chiesa parrocchiale di Sant’Eustache

Dal priorato di Sainte-Hélène dipendeva, oltre alla chiesa parrocchiale di Saint-Maurice, anche la parrocchiale di Sant’Eustachio di Chesalet, il cui edificio risale al XVII secolo, ad esclusione del portale tardo-gotico e del campanile, databile ai secoli XII-XIII. La torre campanaria, a pianta quadrata con copertura piramidale, presenta una serie di finestre crescenti numericamente dal basso verso l’alto (monofore, bifore e trifore), L’antico portale in pietra, con stipiti e arco a tutto sesto in pietra lavorata e stemma centrale dei Savoia, risale al XV secolo. Alla fine del XVIII secolo, la travatura lignea del soffitto della chiesa fu sostituita con volte decorate e affrescate. A sinistra dell’ingresso è allestito un piccolo museo che conserva oggetti d’arte di particolare pregio appartenenti alle cappelle di pertinenza. Partendo dall’alto si vedono: una coppia di angeli ceriferi in legno dorato e dipinto del secolo XVIII provenienti dalla cappella di Saint-Joconde, due calici del XV secolo, due angioletti lignei del XVII secolo, tre reliquiari ad urna in legno intagliato e dorato del secolo XVIII, tre croci astili in metallo dorato, con capicroce in forma gigliata, databili al XVII secolo. Dei due calici esposti, quello posto in basso, in rame dorato, proviene dalla cappella di Saint-Joconde; il motivo a perlinatura che orna il piede del calice insieme alla croce incisa caratterizzano una serie di calici, databili all’inizio del XVI secolo e diffusi in tutta l’area alpina. L’altare maggiore ligneo, con al centro una tela raffigurante la Vergine con il Bambino e i santi Antonio, Giuseppe, Giovanni Evangelista ed Eustachio santo patrono di Chesallet festeggiato il 20 settembre fu realizzato nel 1811 dagli scultori valsesiani Giuseppe Antonio Broccio e Giuseppe Antonio Gilardi. Sulle pareti laterali del presbiterio, due mensole sorreggono le statue di San Grato e di San Giocondo.

Pagina aggiornata il 06/09/2024

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